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dai GIORNALI di OGGIAnnuncio di Obama fra i marines. L'ultimo soldato a casa entro 3 anni La ritirata americana dall'Iraq "Agosto 2010, missione finita" 2009-02-028 |
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CORRIERE della SERA
per l'articolo completo vai al sito http://www.corriere.it2009-02-28 "Ritiro delle truppe dall'Iraq nel 2010" Il presidente Obama ai militari americani comunica la data della fine del conflitto. "Dialogo con Iran e Siria" NEW YORK - "Lasciamo l’Iraq alla sua gente". Sono le parole del presidente americano Barack Obama che, a sei anni dall’avvio dell’invasione, ha annunciato "l’inizio delle operazioni per mettervi fine" . E’ la chiusura del cerchio, e porta il sigillo di uno dei pochi politici americani che nel 2003 - allora Obama era uno sconosciuto senatore dell’Illinois - si erano schierati apertamente contro la guerra. Gli Stati Uniti ritireranno circa 100mila militari dall'Iraq entro il 31 agosto 2010 ha detto il presidente a Camp Lejeune, in North Carolina confermando quanto già anticipato nei giorni scorsi. Il presidente Usa ha anche aggiunto che il futuro del Medio Oriente, passa anche attraverso un dialogo "che includa l'Iran e la Siria". LA GUERRA TERMINA IL 31 AGOSTO 2009 - "Ho scelto un calendario in base al quale le nostre brigate da combattimento si ritireranno nei prossimi 18 mesi", ha detto Obama, aggiungendo: "ve lo spiego con le parole più semplici possibili, entro il 31 agosto del 2010, la nostra missione di combattimento sarà terminata". Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che tra i 35 e i 50 mila militari Usa rimarranno in Iraq, almeno in un primo tempo dopo il ritiro del grosso delle truppe, per addestrare e consigliare le forze irachene. "Intendo ritirare tutte le truppe americane dall'Iraq entro la fine del 2011", ha concluso Obama, ricordando che il calendario potrà essere rivisto con i militari se emergeranno problemi durante le operazioni. Quella di Obama però non si presenta come una ritirata: "Abbiamo mandato i nostri soldati in Iraq per deporre il regime di Saddam Hussein, e quella missione è andata a buon fine. Abbiamo mantenuto la nostra presenza nel Paese per consentire la nascita di un governo sovrano, e anche quella missione è stata portata a termine. Adesso lasciamo al popolo iracheno una opportunità costruita a fatica di vivere una vita migliore, e quell’occasione esiste grazie al lavoro delle forze americane". I marines lo hanno ripetutamente interrotto con applausi spontanei. ALTRE VIOLENZE - Ma la fine della guerra non significherà la fine delle violenze. Obama ha infatti aggiunto che "la violenza continuerà ad essere parte della vita in Iraq. Grazie al lavoro dei soldati le violenze nel Pese sono state fortemente ridotte" ha aggiunto il presidente sottolineando come "al Quaida sia stata duramente colpita dalle nostre truppe. Lasciatemi essere chiaro: l’Iraq non è ancora sicuro", ha detto Obama spiegando la necessità di una transizione nei prossimi mesi. 27 febbraio 2009 |
REPUBBLICA per l'articolo completo vai al sito http://www.repubblica.it/2009-02-28 Annuncio di Obama fra i marines. L'ultimo soldato a casa entro 3 anni Il discorso trasmesso in diretta ai militari di stanza a Bagdad La ritirata americana dall'Iraq "Agosto 2010, missione finita" dal nostro inviato MARIO CALABRESI La ritirata americana dall'Iraq "Agosto 2010, missione finita" Barack Obama WASHINGTON - "Il 31 agosto dell'anno prossimo la nostra missione di combattimento in Iraq sarà finita", annuncia Barack Obama circondato dai marines in partenza per l'Afghanistan. Ma l'ultimo soldato americano lascerà Bagdad tra tre anni, nel dicembre del 2011. La fine della guerra voluta da George Bush, che dura da ormai sei anni, sarà lentissima e l'uscita dei 142mila militari americani avverà in due tappe: i generali hanno convinto il presidente, che aveva promesso di riportare tutti a casa in soli 16 mesi, che non si poteva fare per ragioni di sicurezza. Il generale Ray Odierno, successore di Petraeus a Bagdad, ha ottenuto un ritiro più lungo e ragionato, tanto che il piano di uscita dal conflitto ha ottenuto il sostegno del repubblicano John McCain, ma non ha convinto la speaker del Congresso, Nancy Pelosi, i massimi livelli del Partito democratico e i gruppi liberal e pacifisti. Il giorno dopo aver rivoluzionato la politica economica e fiscale americana, presentando un budget che alza le tasse ai più ricchi per abbassarle ai ceti medio-bassi e garantire una copertura sanitaria a tutti gli americani, Obama ieri è apparso molto più moderato nel presentare la sua strategia militare. La decisione di chiudere quella che ha sempre considerato una guerra sbagliata viene confermata, ma il presidente è sembrato preoccupato dai rischi di essere accusato di volersene andare dall'Iraq troppo in fretta. E ha ricordato che l'America ha anche "interessi strategici e responsabilità morali nei confronti degli iracheni", che deve preoccuparsi di lasciare un Paese stabile e pacificato, capace di stare in piedi da solo e di governarsi, e ha anche promesso che nei prossimi mesi la sua Amministrazione garantirà una maggiore assistenza ai rifugiati fuggiti in questi anni dall'Iraq. Come ha poi spiegato il segretario alla Difesa Robert Gates, un nuovo picco nella presenza militare nel Paese verrà anzi raggiunto alla fine dell'anno, in coincidenza con una nuova serie di scadenze elettorali che hanno spinto ad allungare i tempi. "Lasciare a maggio - ha sottolineato Gates - avrebbe comportato problemi logistici legati alla sicurezza, visto che dopo le elezioni occorre sempre un periodo di stabilizzazione". Così entro il 31 agosto del prossimo anno torneranno a casa tutti i battaglioni da combattimento, circa 100mila uomini, ma per altri 16 mesi le truppe a stelle e strisce - con un numero di soldati compreso tra 35 e 50mila - resteranno ancora a Bagdad per garantire la sicurezza dei civili, l'addestramento dell'esercito iracheno e le missioni anti terrorismo. I militari rimasti non avranno compiti e missioni di combattimento, ma una quota importante di loro sarà pronta a farlo se necessario. E questo non è proprio piaciuto alla Pelosi e ai leader democratici al Congresso, che avrebbero preferito che in Iraq rimanesse soltanto un piccolo contingente di non più di 15mila uomini. Obama nello stesso tempo ha rimesso al centro della sua strategia l'impegno contro Al Qaeda in Afghanistan e Pakistan, "fronte centrale della lotta al terrorismo", e ha rilanciato la diplomazia, enfatizzando la necessità di coinvolgere anche la Siria e l'Iran nel processo di pace in Medio Oriente, "per raggiungere una pace duratura tra Israele ed il mondo arabo". Il lungo discorso sul futuro dell'impegno americano in Iraq è stato fatto in mezzo ad una folla di soldati in mimetica e con la testa rasata a zero, alla base dei Marines di Camp Lejeune in South Carolina, da cui partiranno in 8.000 per Kabul. Le parole di Obama erano anche trasmesse in diretta alle truppe americane in Iraq, che hanno sottolineato con un lungo applauso l'annuncio della fine della loro missione. Prima di prendere la parola davanti ai militari, Obama aveva informato della sua decisione il suo predecessore alla Casa Bianca, George W. Bush, e il premier iracheno Nuri al Maliki, a cui ha anche comunicato che il nuovo ambasciatore a Bagdad sarà il veterano della diplomazia americana Christopher Hill. Il diplomatico, fino ad oggi, era stato impegnato nelle trattative sul programma nucleare della Corea del Nord. I marines hanno accolto Obama con un boato e lo hanno interrotto diverse volte nel corso del suo intervento, soprattutto quando il neo presidente ha elogiato il lavoro ed il sacrificio dei soldati americani per difendere la libertà degli iracheni. "Voglio essere molto chiaro - ha sottolineato -: abbiamo mandato le nostre truppe per rimuovere il regime di Saddam Hussein e voi avete portato a termine il vostro lavoro". L'applauso più grande però è arrivato quando ha annunciato l'incremento del budget militare che consentirà di aumentare la paga dei soldati: "Aumenteremo il vostro salario, continuando a fornire assistenza verso i vostri bambini". E con questa ovazione il presidente ha concluso il suo discorso più difficile da quando è stato eletto. (28 febbraio 2009) Tutti gli articoli di esteri
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L'UNITA' per l'articolo completo vai al sito http://www.unita.it2009-02-28 Obama annuncia: via dall'Iraq entro agosto 2010 Una delle lezioni apprese dall'esperienza dell'Iraq è che "l'America deve andare in guerra con obiettivi definiti con chiarezza" lo ha detto il presidente Barack Obama parlando nella base dei Marines di Camp Lejeune in North Carolina. Il presidente ha scelto quel posto, da dove ottomila militari partiranno per l'Afghanistan, per dare la comunicazione di un ritiro definitivo dall'Iraq: entro il 31 agosto 2010. "Ho scelto un calendario in base al quale le nostre brigate da combattimento si ritireranno nei prossimi 18 mesi", ha detto Obama, aggiungendo: "Ve lo spiego con le parole più semplici possibili, entro il 31 agosto del 2010, la nostra missione di combattimento sarà terminata". Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che tra i 35 e i 50 mila militari Usa rimarranno in Iraq, almeno in un primo tempo dopo il ritiro del grosso delle truppe, per addestrare e consigliare le forze irachene. "Intendo ritirare tutte le truppe americane dall'Iraq entro la fine del 2011", ha concluso Obama, ricordando che il calendario potrà essere rivisto con i militari se emergeranno problemi durante le operazioni. Al momento sono 142 mila gli uomini sul territorio. Sul piano di ritiro Obama ha incassato l'appoggio del senatore repubblicano John McCain: in un incontro alla Casa Bianca giovedì con i leader democratici e repubblicani del Congresso l'ex rivale di Obama, che in campagna elettorale anche sull'Iraq si era duramente scontrato con l'allora candidato democratico, ha manifestato il suo sostegno affermando che il piano è ben preparato. Un dissenso invece è stato espresso proprio tra le file dei democratici sull'intenzione di Obama di mantenere ancora un certo numero di uomini nel Pese: i parlamentari democratici sia alla Camera che al Senato considerano eccessivo il tetto indicato di 50mila soldati. Un esponente repubblicano, John McHugh, ha inoltre riferito di aver ricevuto rassicurazioni da Obama che i piani per il ritiro saranno rivisti se le violenze nel Paese mediorientale dovessero nel frattempo aumentare. 27 febbraio 2009
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il SOLE 24 ORE per l'articolo completo vai al sito http://www.ilsole24ore.com2009-02-27 Obama ai marines: "La missione in Iraq finirà il 31 agosto 2010" 27 febbraio 2009 Hillary Clinton: l'Italia è un partner affidabile Gli Stati Uniti ritireranno circa 100mila militari dall'Iraq entro il 31 agosto 2010. Lo ha annunciato oggi il presidente degli Stati Uniti Barack Obama a Camp Lejeune, in North Carolina. "Ho scelto un calendario in base al quale le nostre brigate da combattimento si ritireranno nei prossimi 18 mesi", ha detto Obama, aggiungendo: "Ve lo spiego con le parole più semplici possibili, entro il 31 agosto del 2010, la nostra missione di combattimento sarà terminata". Il presidente degli Stati Uniti ha aggiunto che tra i 35 e i 50 mila militari Usa rimarranno in Iraq, almeno in un primo tempo, dopo il ritiro del grosso delle truppe, per addestrare e consigliare le forze irachene. "Intendo ritirare tutte le truppe americane dall'Iraq entro la fine del 2011", ha concluso Obama, ricordando che il calendario potrà essere rivisto con i militari se emergeranno problemi durante le operazioni. "L'Iraq non può essere isolata da altre priorità ", ha spiegato il presidente americano. "Dobbiamo concentrarci di nuovo su Pakistan e Afghanistan; alleviare il peso sulle nostre forze armate; ricostruire la nostra economia in crisi: queste sono sfide in cui dobbiamo riuscire", ha detto Obama. Christopher Hill ambasciatore in Iraq Obama ha anche annunciato di aver scelto come neo ambasciatore in Iraq il diplomatico Christopher Hill, già negoziatore per la corea del Nord. Hill, ha detto Obama, ha dimostrato "il pragmatismo e le abilità" necessarie oggi in Iraq; sarà lui a guidare la nuova fase americana e il progressivo spostamento delle responsabilità dell'esercito Usa dalla sicurezza e dal pattugliamento delle strade al sostegno al Governo iracheno". Hill, prima di essere capo negoziatore per la Corea del Nord, era stato mediatore in Bosnia e Kosovo.
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per l'articolo completo vai al sito 2009-02-01 http://www.avvenire.it http://www.lastampa.it/redazione/default.asp http://www.italysoft.com/news/famiglia-cristiana.html http://www.italysoft.com/news/il-punto-informatico.html
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